JOINT VENTURE

JOINT VENTURE

Con Michele Piramide

una collaborazione trasversale tra artisti e la rivista letteraria.

Programma radio: ogni mercoledì 17:00 – 18:00

su RADIO KAOS ITALY 

Appuntamento settimanale con l’emittente #RadioKaosItaly

 

Fumo farà da contenitore per poter ascoltare le puntate di un programma radiofonico che si occupa di arte e poesia a tutto tondo, e per interviste e articoli di raccordo delle puntate redatti da Michele Piramide. 

Ascolta i podcast delle puntate:

ARE YOU READ(Y)?

Prova, prova, prova…

Mi senti, Gigi? Ok, le cuffie sono queste, giusto? Ok, daje Ste, ci siamo…
Dopo l’intro ad hoc del gruppo del Tarquotti, L’amorte (un nome, una garanzia), sento la gola chiudersi e ho le vertigini, il timer sullo schermo del PC dello studio di radio Kaos mi osserva quasi beffardo: 5, 4, 3, 2, 1….
Gigi mi fa il “cenno”: ON AIR.

“Buon pomeriggio amici di radio Kaos, benvenuti su READ(Y), io sono Michele Piramide, menestrello e bardo di quartiere e da oggi e per i prossimi mercoledì vi somministreremo pillole di poesia e stralci d’arte”
Immediatamente tutte le paure e le ansie svaniscono nel flusso di parole e pensieri, il microfono le accoglie ed è catarsi. Ho pensato a questo programma per permettere agli altri di aprire i cassetti chiusi dei sogni, ma mi ero dimenticato, nel farlo, quanto ne avessi bisogno anche io, quanto fosse per me necessario scaraventare nel mondo il mio infinito universo interiore, prima che collassasse su sé stesso e mi inghiottisse in un dannato buco nero.
La prima puntata scorre fluida, interviene anche questa magnifica rivista per parlar di progetti, di arte e di unione di intenti; prendo un quaderno e studio le puntate successive; nello studio passano prima gli aforismi del Marzioso e poi le struggenti parole, quelle che graffiano il cuore, di Ilaria Palomba (vi consiglio “Assordanti Silenzi” del primo e “Brama” della seconda).
Questo è quello che volevo dirvi amici lettori, poeti nascosti, tormentati artisti o ermetici scrittori: fatevi avanti!
READ(Y) è un open-mic sull’underground, una lente di ingrandimento sull’anti cultura, una mano tesa se quello che hai dentro fa troppo male; è soprattutto un posto sicuro, un contenitore scevro da giudizio ma affamato di sapere, affamato di vita, affamato quasi come la tua penna.
Ecco ci siamo presentati, ora via l’imbarazzo però.
Aspetto te, fammi male, io sono qua, il tuo quaderno, il mio microfono e l’etere romano.

On the Road

Il secondo mese di Read(y)

Alla fine della fiera cosa ci resta?  

Quando rimettiamo insieme i pezzi e raccogliamo i cocci, cosa ne possiamo fare, gettarli via e gettarsi via con loro?  

Possiamo sempre scriverci su: vivere la catarsi della scrittura e da quei cocci costruire un mosaico niente  male. 

Ecco cosa mi ha insegnato il mio secondo mese di trasmissione. 

Il nostro microfono lo abbiamo aperto a tanti racconti chiusi nel cassetto; il nostro talent scout, Stefano Tarquini, ha colpito sempre nel segno, portando alla ribalta riflessioni, raccontando una nuova storia ogni volta. 

Nell’immenso vortice che è questa ora del mercoledì su Radio Kaos, a inizio mese abbiamo avuto il piacere di ospitare le Eterobasiche, che hanno mostrato, chiara ed evidente, la loro visione dissacrante della realtà, matrice dei loro testi e della loro ironia social. Avanguardia. 

Abbiamo poi avuto il piacere di provare a elevare al ruolo che merita il dialetto italico, in tutte le sue  sfaccettature regionali depositarie di sapere vero e autentico. Se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di  leggere il prossimo libro di Cecilia Lavatore Citofonare Morabito, voci di Corviale che “è una storia. Anzi,  trentadue. Trentadue storie si presentano ad un microfono sullo sfondo del ‘Serpentone’ di Corviale, quartiere periferico di Roma che è stato definito il più lampante errore di programmazione architettonica della storia urbanistica italiana.”

Con Francesco Seu del collettivo WoW – incendi spontanei ho sentito ribollire nelle vene la nostra natura dionisiaca: Francesco ci ha portato nel mondo del poetry slam, dell’arte performativa; ci ha raccontato di spazi in cui ognuno possa esprimersi liberamente. 

E infine, dulcis in fundo, Fabrizio Politi aka Misteruniquelife, autore di quella che lui chiama una guida local di Roma, un classico esempio di come da un social in realtà si possa tirare fuori il meglio di quello che abbiamo dentro e possiamo condividere con gli altri. 

Insomma, devo dire che sono proprio ON THE ROAD, e la vista mi sta piacendo molto. 

Fuori dal guscio

Il terzo mese di Read(y)

Quello che mi resta di questo maggio di Read(y)?

Non è facile condensare il vortice di esperienze e sensazioni in poche righe ma lo farò, perché siamo Fumo al vento e non ci resta che raccogliere il buono della polvere che solleviamo con le nostre parole.Abbiamo iniziato col botto: primo open-mic a Parco Nemorense, tanta gente, belle vibrazioni e moltissima poesia; ringraziamo il Comune di Roma per questa incredibile opportunità e ci apprestiamo decisi ad organizzarne altri (due o tre sono già in programma, uno in particolare vi stupirà).

In radio poi abbiamo prima riso di cuore col mitico Frappa, che tra l’altro si è impossessato del programma che ci precede: ci sarà da divertirsi durante il suo FRAPPAPPERO il mercoledi’ dalle 16 alle 17! Nei podcast pubblicati anche su questo sito potrete poi godere delle belle interviste canore con Voza e La Noce e i loro due singoli “Valentina” e “Libera”, (li potete trovare anche su Spotify: non ve ne pentirete.)

Una menzione d’onore poi va fatta per Kento e la sua capacità unica di sintetizzare la poesia in musica e dare suono alle parole.

Ma non posso chiudere questo articolo non parlando della nostra prima esperienza di laboratorio poetico nella 3B della scuola media di Montecelio. Passare tre ore con questi ragazzi ci ha insegnato molto e ci ha regalato una magnifica poesia a più mani; non c’è modo migliore di celebrarla che lasciarla qui e salutarci in questo modo:

 

DIAMANTE

Eccomi qua, sono Inferno;

apnea di mulino primavera

dimora di cuore insicuro.

Lucchetto di chiave tossica,

gabbia,

in pioggia tornavo.

Ictus in vento Asia,

lacrime blu sudore:

buio, giubilo d’abisso;

luce iraconda in grido musica.

Stanza Guernica immorale

vibra altrove silenzio,

frattura circolare.

Austero.

Regno colpevole imprigiona

foglio farfalla fra

confini ossessioni di

tempi marea.

Donna anima

Beve

vita diamante a pensiero rondine.

Corre l’età mattino,

battito Ambra,

da deserto Petrarca

a soffice Aurora torna.

White Rabbit

Resoconto di un viaggio a Lucca, città di carta

Remember what the dormouse said 

Feed your head, feed your head.

Siamo in auto, alla guida il sempre ottimo compagno di viaggio e di pensiero Stefano Tarquini, direzione: Lucca Città di Carta, festival culturale. 

I Jefferson Airplane mi indicano chiara la direzione di questo articolo su queste mie ventiquattro ore di full immersion nella piccola editoria indipendente italiana.

Appena arrivato mi imbatto in questi ragazzi solari con uno stuolo di graphic-novel e fumetti sul loro banchetto: sono KALL EDIZIONI, casa editrice fondata a Roma nel 2019. 

Mi parlano della loro mission di elevare il fumetto a genere letterario sempre più  riconosciuto. Sono diretti e attenti al messaggio che veicolano, riconoscendo in modo autentico la grande differenza di tempo di lettura che ci può essere rispetto a un  romanzo, parlando della manifestazione dell’immaginazione in china e carta.  

Hanno fame di dire la loro e si sente.

Continuo la mia passeggiata e un logo mi colpisce per la sua chiara manifestazione di intenti: un cervello avvolto in un punto interrogativo che ha le fattezze di una lampadina. Lo trovo geniale. 

UNDERGROUND EDIZIONI da Milano, sono poi, come emerge dalle parole di Gregory Fusaro, esattamente le emozioni che il loro logo suscita. Sono la voglia di lottare  contro l’editoria a pagamento, la volontà di dare voce al fermento underground e di portare la cultura dalla strada nelle librerie. Parlano di poesia, narrativa e psicologia.

Dopo la presentazione del libro del Tarquotti, "Irrequiete", ho la possibilità di conoscere meglio la sua casa editrice, ANOTHER COFFEE STORIES.

Piccola nota per gli autori in erba: se volete un taccuino su cui appuntare la vostra personale Divina Commedia, non potete non averne uno di SHEET ART. Un frammento di artigianato italiano unito alle copertine in china di artisti come Rauch, De Poli, Ceroli  e Scarabottolo. Must have.

“Cosa siamo? Bè, storie raccontate al caffè, un po’ come quelle di Edgar Lee Masters, un buon libro da accompagnare a un momento di relax.” Queste le parole che per Giada Altomare meglio racchiudono la storia di questa giovane casa editrice milanese che vuole promuovere la lettura sinestetica. Ogni libro infatti viene associato a un  “Puppet” e una miscela della torrefazione Ernani. Tante idee e molte energie.

Sotto il diluvio dell’ultimo, poco prima di andare via, incappo in Marco Pinti, autore  pirotecnico, che ha scritto un romanzo in cui, come mi dice, sorridendo, “ci si sta bene dentro”, navigando non a motore ma a vela. È edito dalla EFFETTO EDIZIONI di Vercelli, che voglio raccontare così, rubando le parole all’autore: una casa editrice la cui identità è la libertà, e dove ci si può imbattere in mille storie impensabili.

Ho provato a parlare di quel coniglio bianco che ti sussurra all’orecchio parole di  rottura, parole che vogliono fare male e darti una scossa, sono parole libere per liberi pensatori.  

Non ti resta che ascoltarlo e vivere le meraviglie del pensiero umano.

Un mondo nel caos che guarda il cielo e sogna

Intervista a Alice Falsaperla, direttrice
GALLERIA LA NUVOLA

Da dove nasce il nome della Galleria? Personalmente, le nuvole hanno rievocato in me subito il cortometraggio di Pasolini con Modugno, un mondo nel caos che guarda il cielo e sogna.

“Tutto il mio folle amore lo soffia il cielo”… il nome La Nuvola è stato pensato come omaggio a Tano Festa, artista emblematico della triade della Seconda Scuola Romana, insieme a Mario Schifano e Franco Angeli. Ricorrente nella sua produzione è un cielo tratteggiato da nuvole materiche, estrapolate da un paesaggio o dalle persiane di una finestra. È un’icona impalpabile e immediatamente riconoscibile che richiama, da un lato, un periodo storico preciso, compreso tra gli anni Sessanta e Settanta, riguardo il quale siamo specializzati; dall’altro uno sguardo che aleggia sulla contemporaneità e, come essa, è in continuo movimento, assume con levità forme e sembianze diverse.

Sei molto giovane e hai deciso di aprire una Galleria, quali radici ha questa scelta?

La Galleria affonda le radici alla fine degli anni Novanta, con la fondazione da parte di mio padre, Fabio Falsaperla, in uno dei cortili più rappresentativi di Via Margutta, a metà tra la scenografia del film Vacanze Romane di William Wyler e una romanità che sembrerebbe rimanere invariata. L’idea attuale è quella di creare, sotto la mia direzione, un nuovo polo artistico che ne assecondi le varie manifestazioni, comprendendo, oltre alla tela, l’installazione, la video-arte e la performance, aprendosi a nuove scelte espositive fino all’intrecciarsi con altre discipline. La scelta sta nel fornire, nel contesto di una via che trattiene il fervore vissuto, un respiro legato sì all’arte italiana ma anche a un contesto internazionale, sempre in continuo ascolto del più veloce “mezzo di trasporto” che è la tecnologia.

La nostra rivista ama profondamente l’arte e crediamo ci sia molto “arrosto” anche nel tuo operato: cosa pensi dell’arte e il suo apporto al quotidiano?

Ritengo che l’arte sia, storicamente, l’esempio visivo ed espressivo dell’uomo sulla terra. Essa si manifesta nel quotidiano come potenza che testimonia il cambiamento e anche le costanti che ci circondano. Penso che, in questo come in altri campi, oggi si stia interiorizzando un atteggiamento più inclusivo, quasi corale, verso la sostenibilità ambientale e una maggiore partecipazione del pubblico, dal vivo e dal digitale.

Quali sono le mostre che hai in programma per la prossima stagione, e con quale criterio ti muovi nel mare in tempesta che può essere questo mondo?

Intendo creare un dialogo alternato tra tutta l’arte della Scuola di Piazza del Popolo, del Gruppo Forma 1 e dell’Arte Povera con quella più odierna, affrontando tematiche attuali, proponendo ricerche nuove da un punto di vista storico-artistico e raffinate sperimentazioni. Ho iniziato a intessere collaborazioni con organizzazioni, quale la Food and Agricolture Organization (FAO), nel caso della nostra mostra inaugurale curata da Alberto Dambruoso e dedicata a un artista museale come Pino Pascali (Bari, 1935 – Roma, 1968). Vorrei proseguire creando possibili congiunzioni con enti e fondazioni, per attuare nuove forme di connessione e informazione.

La tua Galleria sarà uno spazio elitario in cui elevarsi o la consideri più un posto sicuro in cui ogni artista può rifugiarsi ed essere ben accolto?

Entrambe le cose. Il target della Galleria, suggerito dal nostro logo, delinea con simboli il carattere che ci denota e contraddistingue, verso un dualismo che guarda proprio a quello che dici: mantenere la propria firma storica, legata all’affidabilità e alla ricercatezza, e seguire simbioticamente, quasi intimamente, il lavoro degli artisti contemporanei. Vorrei dare forma a uno spazio culturale in cui ospitare rappresentazioni e conversazioni che coinvolgano critici, storici e artisti.

Visita qui il sito della Galleria La Nuvola.